Questo libro ANCHE I RICCHI RUBANO è stato scritto dalla Dr.ssa Elisa Pazè, magistrato e sostituto procuratore a Torino. Si occupa di reati economici e ha già ha pubblicato un testo dal titolo GIUSTIZIA ROBA DA RICCHI.
In sintesi alcuni frammenti del libro.
“Anche i ricchi rubano e lo fanno nelle forme più disparate, inquinando le acque e il suolo, imbottendo gli animali di antibiotici, sfruttando gli operai, non rispettando le regole di sicurezza sul lavoro dei dipendenti, vendendo ai risparmiatori prodotti finanziari farlocchi, approfittando delle condizioni di difficoltà economica dei piccoli imprenditori per farli entrare in una spirale di debiti senza fine, portando capitali all’estero.
” I loro reati producono mediamente più danni patrimoniali e sofferenze sociali di quelli commessi dai poveri, non solo in termini di ritardo nello sviluppo del paese e per gli effetti diretti sulla salute del cittadino, ma per la disperazione cui inducono le vittime, talora spinte sino al suicidio.
Eppure ai ricchi si perdona qualsiasi cosa e i loro crimini godono, se non di vero e proprio consenso sociale, di un certo grado di acquiescenza”. Stesso principio teorizzato dall’economista Adam Smith nel XVIII secolo “ vediamo frequentemente i vizi e le follie dei potenti molto meno disprezzati di quanto non lo siano la povertà e la debolezza degli innocenti”. In certi casi passa addirittura il messaggio che non vi è stata violazione delle leggi, ma ribellione a regole autoritarie”.
C’è un pudore anche nel linguaggio prosegue il magistrato “ La serva è ladra, la padrona è cleptomane”. La considerazione sociale non viene meno nonostante il ricco che delinque lo faccia deliberatamente, avendo di fronte un ventaglio di scelte legali che il povero non ha. Come è possibile? Se Gramsci fosse stato in vita direbbe che “ le classi dominanti sono riuscite nel capolavoro di imporre la loro egemonia culturale sulle altre, coinvolgendo nelle politiche politiche neoliberiste strati della popolazione che naturalmente si collocherebbero sul fronte opposto”.
Il pensiero intellettualmente onesto del Giudice Pazè serva da esempio a chi amministra la giustizia in modo sbrigativo e a volte elitario. La verità dev’essere sempre indagata e ricercata oltre l’apparenza, oltre la sintesi e gli schematismi asettici e ordinari.